Giorni 1-2 16-17 settembre Ravenna - Njs km. 1.150 Njs - Istanbul km. 750
Mi incontro con Oscar per la colazione poco dopo le 5. Dirigiamo verso Venezia per la SS309 poi autostrada fino a Trieste. Abbiamo appuntamento con Simone alla ex frontiera fra Slovenia e Croazia. Ci salutiamo poi proseguiamo verso sud. Abbiamo scelto la rotta balcanica per evitare la monotonia del traghetto e la solita strada Igoumenitsa-Istanbul, la cosa non è da ripetere. La ex jugoslavia centrale non è proprio il massimo. Arriviamo a Njs appena fatta sera, ci sistemiamo in albergo, una grigliata mista e via a letto, siamo sul cotto andante. Il mattino dopo un0interruzione prima del confine bulgaro ci impone una sosta di un'oretta, entriamo in Bulgaria, qua le strade sono tutto un programma, buche, avvallamenti, animali sulla strada e automezzi contromano, un far west. L'autostrada fra Sofia e Plovdiv ci fa rivalutare la tanto vituperata E45, un fondo che in alcuni tratti rasenta la tole onduleè. Arriviamo in tempo all'aereoporto di Istanbul per l'arrivo di Erik, che è già in tenuta da moto. E' mezzanotte passata quando arriviamo in centro all'Istanbul Hotel e vista la fame da lupo mi concedo un'insalata con jogurt... della mattina prima: pessima idea, sarà una notte a base di cesso e imodium.
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Giorni 3-4 18-19 settembre Istanbul - Amasya km. 750 Amasya - Agri km. 750
La mattina partiamo con calma, 750 km di strada che conosciamo, tutto procede bene, arriviamo ad Amasya verso sera, evitiamo l'hotel della volta scorsa e puntiamo su un residence al di la del fiume. La compagnia è riunita e passiamo una serata in scioltezza parlando del tour che ci aspetta, le aspettative sono altissime. La mattina dopo, sulle 9 30 dirigiamo verso la valle dell'Eufrate, sempre bellissima e raggiungiamo Erzurum nel tardo pomeriggio, la sera ci sorprende sul passo prima di Agri, fa freddo ed ha appena piovuto, serve molta prudenza. Prima di Agri scorgiamo un bell'hotel sulla destra, deve essere nostro, dopo una contrattazione quasi vergognosa spuntiamo 70 euro per la camera con colazione e cena per 2: aggiudicato. A cena si parla del passaggio in Iran, domani è il grande giorno, c'è eccitazione ma anche un pò di timore.
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Giorno 5 20 settembre Agri - Urmia km. 450
La giornata è bellissima, da Dogubayazit un lungo rettilineo porta alla frontiera di Bazargan, una lunghissima fila di automezzi aspetta di passare il confine, regolarizziamo l'uscita dalla Turchia, vediamo in alto due poster di Khomeini e di Khamenei, ci fermiamo davanti al cancello. Una guardia ci apre, ci indica dove mettere le moto e ci fa cenno di seguirlo con i documenti. Naturalmente obbediamo e ci conduce in un ufficio dove compiliamo 2 moduli, l'impiegato, gentilissimo ci controlla visto e passaporto poi con un gran sorriso ci ringrazia per aver scelto il suo paese come meta per la nostre vacanze. Ci accompagnano alle moto e ci dicono di avanzare per il controllo bagagli. Anche qui la cosa è rapidissima, visto l'ambiente cordiale chiedo se posso fare foto, la guardia mi dice "of course" e si mette in posa! Questo ha dell'incredibile, in nessun posto di frontiera è concesso fotografare, in Iran si. Fuori dalla frontiera veniamo assaliti dai cambio-valuta, altra sorpresa, il cambio che ci propongono è identico a quello bancario quindi nessuna fregatura. Facciamo subito benzina, il pieno all'incredibile prezzo di 3 euro, tutti ci salutano, un automobilista ci ferma e ci porge delle mele, non ricordo in quanti ci ringraziano per aver scelto il loro paese! Siamo piacevolmente sorpresi. proseguiamo verso Urmia, la giornata, che era passata al nuvoloso ora è di nuovo bellissima, facciamo una lunga sosta per assistere alla raccolta dei girasoli, i contadini si prestano entusiasti alle nostre foto e ci regalano un girasole dal quale mageremo brustule per qualche giorno. Il primo impatto con il tanto temuto Iran è eccezionale. Arriviamo a Urmia nel tardo pomeriggio, ci sistemiamo in un hotel "di fortuna" l'unico senza wi-fi di tutto il tour, ma che importa, le prime sensazioni sono ottime.
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Giorno 6 21 settembre Urmia - Zanjan km. 470
Iniziamo ad addentrarci in questo paese così lontano dai nostri usi e costumi, costeggiamo il lago Urmia, che ora è un lago salato secco, abbiamo un'incontro ravvicinato con un pastore della zona e attraverso l'altopiano arriviamo a Tackt e Solemayn, le rovine del tempio Zoroastriano più famoso di tutta la Persia, la posizione è incantevole, salendo vedi le rovine del Tempio che sorgono attorno ad un lago con acqua blu cobalto e sul lato destro un rilevo montuoso che fa da appoggio a tutto il complesso, peccato per la poca cura del sito e per l'orribile impalcatura che deturpa le rovine principali. Girovaghiamo in libertà poi intratteniamo con una famiglia di Iraniani, parlano un pò di inglese e ci dicono che il restauro è in corso da anni. Mi godo Also Spracht Zaratustra di Strauss poi riprendiamo la strada che ci condurrà a Zanjan, viaggiamo sui 2000 mt, il paesaggio è arido e ondulato incastonato da alcune vette che si scaldano alla luce calda del tramonto. Vediamo Zanjan subito dopo il tramonto, ci sistemiamo in un motel con piccoli lodge lungo la strada principale e ceniamo nel più bel ristorante che abbia mai visto, sembra una grotta sostenuta con arcate in pietra facciavista che delimitano innumerevoli nicchie con al centro i grandi tavoli iraniani dove mangi seduto: uno spettacolo.
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Giorno 7 22 settembre Zanjan - Kashan km. 600
La mattina la dedichiamo interamente al bazaar di Zanjan, la città famosa per i coltelli più belli dell'oriente, Oscar, un vero intenditore del settore rimane un pò deluso, effettivamente vediamo qualche bel pezzo ma niente di eclatante, dopo un paio d'ore ritorniamo alle moto e partiamo per Kashan, optiamo per la strada facile che costeggia Teheran a sinistra... e la centrale nucleare a destra... per poi deviare verso sud dove inizia la Gulf Highway. In Iran alle moto non è permesso andare in autostrada ma ai turisti si e perfino gratis, polizia e personale ai caselli, con ampi sorrisi ci fanno segno di passare, increduli transitiamo e ringraziamo. Altra chicca, a un controllo, mostro fiero la mia patente internazionale nuova di pacca, la polizia la guarda, si vede chiaramente che non sanno cosa sia e infatti chiedono il passaporto! Imboccare la Gulf Highway è una piccola emozione, si tratta dell'autostrada che taglia tutto l'Iran fino a Bandar Abbas sullo stretto di Ormuz, uno dei punti nevralgici dell'area. Passiamo Quom, una delle due città sacre dell'Iran, 20 km di autostrada illuminata a giorno e quando è sera fatta arriviamo alla periferia di Kashan. Albergo in periferia, moto in sicurezza e cena all'aperto.
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Giorno 8 23 settembre Kashan - Esfahan km. 230
Oggi avremo poco più di 200 kilometri da percorrere e dedichiamo gran parte della giornata a visitare la bella Kashan con i suoi tetti caratteristici, le case patrizie e l'accattivante Bazaar. Proprio qui facciamo l'incontro più interessante della giornata, una donna di mezza età tutta velata in nero ci chiede, in perfetto inglese, cosa pensiamo delle donne iraniane, noi, senza calcare troppo la mano le diciamo sinceramente cosa pensiamo, lei di rimando ci dice che siamo in errore in quanto lei vive solo per il suo uomo per scelta e non perchè costretta, sua sorella invece che vive in occidente che ha molti amanti (non è sposata) rappresenta la parte perduta della famiglia. Ci scambiamo opinioni in modo molto civile ed educato per circa 20 minuti poi ci salutiamo cordialmente, anche questo è l'Iran! Nel primo pomeriggio sempre sulla Gulf Highway procediamo verso Esfahan, 30 km prima veniamo colpiti dall'enorme torre di raffreddamento della centrale nucleare che si staglia verso il tramonto, uno spettacolo che mette i brividi. Arriviamo nel centro di Esfahan, seconda città dell'Iran, il traffico è indescrivibile, siamo costretti ad alcune soste perchè il GS dell'Afrika Korps raffreddato ad aria si riscalda, qualche sfottò ad Oscar ma tutto finisce in risate. E' sera quando mettiamo le ruote sulla fantastica Imam Square, il vero contro della città, foto di rito e hotel a 5 minuti dalla Piazza. Serata in scioltezza sulla piazza, ai mitici ponti penseremo domani.
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Giorno 9 24 settembre Esfahan
Tutta la giornata viene dedicata ad Esfahan, Imam Square innanzitutto dove facciamo 2 bellissimi incontri, il primo con due ragazze universitarie, che ci chiedono con insistenza della vita in occidente e della grande fiducia che hanno in Rohani, il nuovo presidente iraniano che sta cercando di riformare lo stato teocratico. Il secondo con il Mullah della Grande Moschea il quale in un sermone di quasi mezz'ora ci elenca gli ovvi i difetti dell'occidente, tralasciando però di elencare le evidenti mancanze del suo mondo. La monumentale Imam square, tranne la Sheikh Mosque è quasi tutta in restauro, questo è un vero peccato e una cosa ricorrente in tutto l'Iran, forse per gli effetti dell'embargo ma anche perchè il turismo non è ancora visto come una fonte di reddito. Vediamo da vicino come vengono costruiti i fantastici tappeti in seta di Esfahan poi, nel tardo pomeriggio ci trasferiamo nella zona dei ponti ed in particolare l'affascinante Khalju Bridge. Qui forse la più grande delusione del viaggio, il fiume, deviato per raffreddare la centrale nucleare è in secca e le sale da the lungo il ponte chiuse, le fantastiche foto in rete, stando a quello che ci viene detto sono state scattate almeno 3 anni prima! Il Khalju nonostante tutto è bellissimo e pieno di vita come Imam Square e aspettiamo li le prime luci della sera all'ora blu. La sera a cena, concordiamo tutti nel pensare che Esfahan non lo è, ma potrebbe essere la più bella città del Medio Oriente se curata meglio.
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Giorno 10 25 settembre Esfahan - Shiraz km. 500
Dopo un giorno di sosta abbiamo voglia di guidare, così decidiamo di lasciare la Gulf Highway e percorrere la strada dei Monti Zagros, scelta azzeccatissima in quanto alcuni incontri, pastori e venditori di strada ci fanno respirare l'aria dell'Iran rurale, scambiare un paio di chili di mele con un accendino non è da tutti i giorni. I Zagros si ergono sopra l'altopiano e la strada con curvoni da sballo e un fondo pressochè perfetto tocca i 3300 metri, sarà il clima o non so cosa ma nessuno risente di problemi d'altitudine, il paesaggio è arido con qualche chiazza di un verde intenso che ci segnala la presenza di acqua in fondo ad alcune piccole vallate. Shiraz è la città meno persiana dell'Iran centrale, arriviamo sul viale principale dove sono tutti gli alberghi, per la verità mimetizzati molto bene e con tutte le scritte in farsi, per trovarne uno sudiamo le proverbiali sette camicie, non ha luoghi memorabili e ha l'aspetto decisamente moderno.
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Giorno 11 26 settembre Shiraz - Maharlu lake - Shiraz km 100
La mattina la dedichiamo a una veloce visita di Shiraz poi nel pomeriggio dirigiamo verso il Maharlu Lake. Si tratta di un lago salato poco lontano dai caratteristici riflessi rossastri, dati da un'alga presente nella poca acqua rimasta. E' un vero spettacolo, ne percorriamo il perimetro per circa la metà poi scegliamo il punto dove entrare, sento il croc del sale sotto le gomme, sensazione da me provata solo nel Chott in Tunisia. Con il calar del sole il fondo rosa si trasforma in arancio fino a diventare mano a mano più intenso, scorgiamo un pontile che si addentra per qualche centinaio di metri verso il centro del lago e li, aspettiamo che arrivi la sera rapiti dai colori di un simile irreale paesaggio. E' stata una grande giornata, abbiamo saputo rimpiazzare una mezza delusione con un pomeriggio memorabile.
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Giorno 12 27 settembre Shiraz - Persepoli km. 60
Ho già detto che la prima impressione di Shiraz non era stata entusiasmente, infatti dirigiamo subito verso il complesso archeologico di Persepoli, la residenza Ciro il Grande. Poco fuori dalla città veniamo attirati da un villaggio nomade ai bordi della strada, offriamo sigarette e prendiamo foto per quasi un'ora. Contrariamente alla nostra usanza, sistemiamo i bagagli in un motel poco distante dal sito archeologico, poi visto che il sole è ancora alto, facciamo il tour "funerario" alle tombe dei grandi re persiani, quelle di Dario e Serse, scavate nella roccia con bellissimi altorilievi meritano una veloce visita, quella di Ciro il Grande una vera delusione, un parallelepipedo con un tetto in pietra in mezzo a una "larga". Ora, luci e ombre di Persepoli: imboccando il lungo grande viale d'ingresso scorgi da subito le rovine che si ergono sotto la montagna e avvicinandosi si ha immediatamente l'idea della maestosità del sito. Vieni accolto con una bella musica, un'aria che ti fa pensare agli antichi fasti e alle gesta eroiche dei Persiani, la posizione sotto la montagna è fantastica, ci addentriamo e direi che nonostante qualche lavoro di restauro è uno dei siti meglio tenuti che abbiamo visto. Da una terrazza della collina dietro il complesso, al tramonto si gode di una vista fantastica. Aspettiamo la sera per scattare qualche foto in cavalletto... e qui la sorpresa, l'illuminazione l'ha sicuramente progettata un cieco: due fari potentissimi accecano chi sta nel piazzale d'ingresso, nessuna illuminazione dal basso e spesso la collina dietro è più illuminata delle rovine.
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Giorno 13 28 settembre Persepoli - Yazd km. 500
Durante il percorso non ci perdiamo la chicca della zona, un cipresso di 4000 anni, oltre ai caravanserragli poco distante dalla strada è l'unica attrazione di un paesaggio arido e semidesertico, arriviamo a Yazd in pieno pomeriggio, la scelta dell'autore della Lonely Planet sarà il nostro tetto per 2 notti. Al tramonto ci rechiamo alle Torri del Silenzio, uno dei maggiori luoghi di culto Zoroastriani dell'antica Persia. Subito fuori città si ergono 2 colline coniche che servivano per le cerimonie funerarie. Il luogo è notevole e suggestivo, ma anche qui tutto è lasciato allo sbando, in questo caso direi quasi all'abbandono, un vero peccato. Trascorriamo la sera girovagando per il centro e qui un'altra scoperta, le moschee all'ora della preghiera serale, sono semivuote... mah.
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Giorno 14 29 settembre Yazd
Non so se Yazd sia la città più bella, ma sicuramente è quella che mi ha colpito maggiormante, il centro storico ha proprio l'aria di una città pre-desertica e le Torri del Vento, disseminate ovunque le danno un'aspetto unico. Le Torri del Vento sono dei maxi camini che convogliano l'aria fresca nella casa, insomma, la loro aria condizionata. Le costruzioni sono quasi tutte in pietra ricoperte da un impasto formato da terra e paglia di un colore giallo ocra. Visitiamo una casa patrizia trasformata in boutique hotel, roba da mille e una notte, da fare impallidire quelle di Kashan. Verso sera trovo il tempo per far riparare il contachilometri della moto, è importante, domani la T.A. farà 100.000 km. La sera, dopo un agguerritissimo summit, cedo alla maggioranza, nonostante che sia distante "solo" 550 km. tagliamo Bam, la zona di Kerman non è consigliata se non in viaggi organizzati; ma visto che ormai mi conosco è una meta solo rimandata.
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Giorno 15 30 settembre Yazd - Kashan km. 400
Abbiamo raggiunto il punto più lontano del viaggio e ora invertiamo la rotta, torniamo verso Kashan, poco lontano c'è il Namak desert con un caravanserraglio raggiungibile con 40km di pista. A poco più di 100 km da Kashan c'è l'avvenimento: i 100.000 kilometri della Transa Alp, considerando che per lo più sono stati fatti in viaggi come questo, sono decisamente emozionato. Scarichiamo i bagagli nello stesso hotel dell'andata poi dirigiamo verso la pista del Namak. C'è qualche lingua di sabbia, un pò di ghiaione e solo alla fine una terribile tole onduleé, gli ultimi 5 km mettono a dura prova moto e pilota. Alcuni cammelli in fila indiana passeggiano poco lontano la pista, arriviamo al caravanserraglio ai margini del deserto, oltre i riflessi in un lago salato e il nulla. In completo controluce con il sole basso affrontando un pò di sabbia per evitare la tole onduleé perdo aderenza e cado, nulla di grave; la sera ci sorprende ancora sulla pista e gli ultimi kilometri sono all'insegna della massima prudenza, una sosta alla Moschea di Aranwa Bidgol e torniamo all'hotel: grande escursione!
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Giorno 16 1 ottobre Kashan - Rasht km 520
Per non fare la stessa strada dell'andata decidiamo di fare una deviazione costeggiando il Mar Caspio, a Quom deviamo a sinistra per una camionabile così evitiamo l'agglomerato di Teheran, la strada è bellissima in mezzo a colline rossastre, i camion sfrecciano a velocità inaudite e sono a centinaia, non ho il coraggio di fermarmi a prendere qualche foto, lo rimpiango ancora ma il mio sesto senso ha detto di evitare e io lo ascolto sempre. La strada attraverso i monti Elbruz è bellissima con larghi curvoni e un asfalto impeccabile. Scolliniamo sui monti Elbruz e improvvisamente il clima secco viene sovrappasto da quello umido e piovoso del Mar Caspio, prendiamo anche due gocce alla periferia di Rasht. La città, non ha quasi nulla di Iraniano e la popolazione è di lineamenti Azeri, è una città all'insegna del wi-fi, presente in albergo, bar e ristoranti... ma quanto sono avanti rispetto a noi?
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Giorno 17 2 ottobre Rasht - Tabriz km 500
Questa mattina è tornato il sole, solamente qualche nuvola sulle montagne, procediamo sulla costa del Caspio (durante una sosta Oscar mi scatta una delle più belle foto che ho con la T.A.) fino ad Astara, sul confine Azero: qui all'ingresso di ogni paese c'è un cartellone con le facce delle persone morte durante la guerra contro l'Iraq, realizzo che durante i giorni trascorsi in Iran non ho mai sentito maledire Americani o Israeliani, ma gli Iracheni si, la guerra per il dominio dello Shatt el Arab è ancora molto sentita. Nella tarda mattinata il cielo ritorna ad essere grigio ma di li a poco avremmo riscollinato verso l'altopiano desertico e infatti quasi in vetta agli Elbruz improvvisamente il cielo diventa azzurro e siamo investiti dalla calda aria del deserto, vediamo le nubi sotto di noi in direzione del Caspio, è uno spettacolo. Transitiamo da Ardabil, forse il luogo più inospitale che abbia mai visto, una polverosa città in mezzo al deserto spazzata da un vento inclemete. Nel tardo pomeriggio arriviamo a Tabriz, famosa per il suo bazaar, si dice il più bello di tutto l'oriente.
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Giorno 18 3 ottobre Tabriz - Dogubayazit km. 320
Dedichiamo mezza giornata allo splendido bazaar di Tabriz, vengo anche ripreso dalla polizia politica perchè sono in canottiera, una guida governativa si offre di farci da cicerone gratis, noi acconsentiamo e per ripagarlo gli chiediamo di condurci in qualche negozio di sua fiducia per fare qualche acquisto. Il Bazaar di Tabriz è veramente una meraviglia, è formato da 6 caravanserragli riuniti, la pulizia e l'ordine regnano sovrani. Ci intratteniamo con la nostra guida che si dimostra persona gentilissima, educata e colta, si vanta di lavorare per l'agenzia turistica governativa e nelle pause di lavoro, per dare una migliore immagine all'estero del suo paese, accompagna gratuitamente i turisti che incontra, cose da noi impensabili e incomprensibili. Nel pomeriggio partiamo, abbiamo 2 scelte o passare per il Kurdistan oppure per Dogubayazit, scegliamo quest'ultima e cene pentiremo. E sera quando lasciamo l'Iran, con un velo di tristezza facciamo l'ultimo pieno a 3 euro, e dopo le pratiche doganali rientriamo in Turchia, ci fermiamo nello stesso albergo del 2011, il gestore ci riconosce subito, chiediamo del "guardiano" un vecchio che stava sempre seduto fuori dalla porta della hall, ci dice che è morto pochi mesi prima...
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Giorno 19 4 ottobre Dogubayazit - Refahiye km. 540
Potremmo ancora deviare per Van ma l'arcobaleno di fronte a noi ci convince a passare per il centro, da Erzurum, tutto procede bene fino a dopo Erzincan sulla E80, quando improvvisamente a quasi 2000 metri veniamo investiti da una bufera di ghiaccio e neve. Quelli sono stati i 50 km più lunghi della mia vita di biker, visibilità 50 mt. e temperatura a zero, dalla visiera del casco, leggermente aperta perchè non si appannasse, entrava ghiaccio, si procedeva al 30/40 km orari, non si vedeva anima viva. Chiediamo ospitalità in un'area di servizio ma le poche camere sono piene, poco dopo un'area di servizio con un motel enorme, entro e gli dico senza mezzi termini che se non hanno camere ci saremmo accomodati nel ristorante vicino al fuoco: alla reception ridono di gusto, si hanno 2 camere: siamo salvi, mezz'ora di doccia bollente ci rimette in sesto. Intanto fuori continuava a nevicare, lo farà fino a tarda notte, siamo preoccupati un bel pò!
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Giorno 20 5 ottobre Refahiye - Tosya km. 490
La mattina è un freddo pungente, ma la strada è completamente libera dalla neve. Partiamo, facciamo ripetute soste perchè Simone non ha lo scaldamanopole e le mani sono in principio di congelamento. Proseguiamo per la E80 e col passare dei kilometri la temperatura si fa meno rigida, sfiniti vediamo un bell'hotel sulla strada e ci fermiamo, sono solo le 5 del pomeriggio ma l'idea di una bel bagno caldo prende il sopravvento... si bagno caldo... caldaia rotta, ci dicono che in un'ora sarò tutto ok: mentono... farò il bagno alle 10 di sera con l'acqua appena tiepida! In compenso mangiamo in un ristorante vicino al fuoco della cucina, e nelle condizioni in cui eravamo vi garantisco che non è poco!
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Giorno 21 6 ottobre Tosya - Istanbul km. 500
Il freddo continua, le soste per le mani di Simone continuano e finalmente arriviamo a Istanbul, il cielo è coperto e la temperatura accettabile. Sosta d'obbligo prima del ponte sul Bosforo poi guadagnamo l'And Hotel. Serata in giro per il centro fra Moschea Blu e Santa Sofia, di comune accordo decidiamo di concederci una giornata di riposo per vedere la zona di Taksim Square e il palazzo del Topkapi. Naturalmente al ristorante si parla del viaggio, le riflessioni ve le scriverò in un paragrafo dedicato a fondo pagina. Ci fermeremo un giorno prima di ripartire per casa.
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Giorno 22 7 ottobre Istanbul
Dedichiamo la giornata alla Taksim Square e al Palazzo del Topkapi. Ci muoviamo in autobus, un paio d'ore sulla Taksim, il queartiere è vero cuore commerciale di Istanbul e immancabilmente è tutto molto diverso dal Cordno d'Oro. I caratteristici tram bianco rossi attirano l'attenzione dei pochi turisti, infatti qui sono quasi tutti turchi, il turismo si ferma nella città vecchia. Dopo un paio d'ore di bighellonaggio torniamo alla città vecchia e, dopo l'obbligatoria visita all Mosche Blu, entriamo nel Topkapi, la sala delle armi dei Sultani e il famosissimo pugnale di smeraldi sono da vedere assolutamente. Di sera qualche foto fra Santa Sofia e la Moschea Blu e passeggiata in centro, c'è un pò di tristezza come capita sempre alla fine di un grande viaggio.
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Giorno 23 8 ottobre Istanbul - Igoumenitsa km. 980
Partiamo di prima mattina, ci schieriamo davanti alla hall dell'hotel e partiamo, dobbiamo coprire la distanza con Igoumenitsa in giornata, il traghetto che ci condurrà in Italia c'è alle 22,30. Tutto bene fino a dopo Salonicco, poi acqua fino a Igoumenitsa. Arriviamo fradici stanchi e infreddoliti. Facciamo uno strappo alla regola e ci regaliamo le cuccette. Morale, ottobre per un viaggio del genere è troppo avanti, in Turchia neve e in Grecia brutto tempo, sono zone che se l'autunno anticipa sono dolori.
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Le strade dell'Iran
Poco da dire, le strade che abbiamo percorso sono tutte fantastiche con un asfalto leggermente abrasivo, il che non guasta, Le città sono caotiche all'inverosimile e gli iraniani guidano come degli scatenati. In ogni caso si raccomanda prudenza, nei paesi rurali bambini ed animali possono sbucare da ogni parte e fra veicoli vige la legge del primo arrivato cioè il primo che arriva passa.
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Equipaggiamento
Ormai le solite cose, camere d'aria di ricambio, olio, nastro americano e compressore. Come abbigliamento ho portato sia quello estivo traforato, in Iran può fare molto caldo, sia quello invernale, nelle montagne turche può fare freddissimo in fretta se l'autunno anticipa.
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Riflessioni, highlights e Lowlights
L'Iran è un'enorme altopiano arido con pochissima acqua in superficie e il paesaggio ne risente sicuramente, per intenderci non ha le vallate e i colori spettacolari come la Turchia orientale, ma, con l'eccezione della zona che subisce l'influenza climatica del Mar Caspio è completamente arido e a tratti inospitale. La Bellissima Esfahan è senz' acqua sotto i ponti: il fiume è stato deviato per raffreddare la centrale nucleare poco fuori città, questo, oltre ai perenni restauri presenti un pò ovunque ne limita l'impatto visivo. In poche parole, direi in tutto il paese, mancano le finiture, una su tutte la cervellotiva l'illuminazione di Persepoli. Il Maharlu lake nei pressi di Shiraz è una meraviglia e se dovessi nominare la più bella città che ho visto direi Yazd, ma anche qui le Colline del Silenzio sono quasi all'abbandono. Il viaggio in ogni caso va fatto, soprattutto per la gentilezza e la voglia di comunicare del popolo Persiano. Ci fermavano solamente per parlare, ci hanno fatto regali, ci hanno ringrazionato per aver scelto il loro Paese come meta delle nostre vacanze... insomma, i temuti iraniani non sono assolutamente come ci vengono descritti, anzi, tutto l'opposto.
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